
“Nell’istante in cui parli di una cosa, essa ti sfugge” (massima Zen)
«Tu mi hai colto/ sono nel tuo palmo/ e altrove» (p. 16)
L’India: l’intero subcontinente, dal Nepal allo Sri Lanka. Vissuto cinque mesi, in solitudine, non semplicemente “visitato”.
Viaggio spirituale, mistico certamente: l’annotatore, che non ama il misticismo e non riesce mai a scriver nulla dei suoi viaggi, ammette di giocare in trasferta.
Si cercano Dio e – molto – la poesia. Essi, soprattutto quando non pensati, compaiono; e, nel momento in cui prende forma nelle sinapsi la loro nominazione, trascorrono.
L’incontro con la poesia può insinuare persino scaglie di una carnalità da noir: «Dea Bianca» ma anche femme fatale che «a sorpresa si avvicina» in un caffè – (p. 23, corsivo mio: «prima d’andare dritti al sodo/ facendomi tornare uomo da fantasma»); per poi uscire «furtiva, dal retro», lasciando «il conto da pagare». Ma è un – efficace – frammento.
Un viaggio che, nella mente dell’Autore, surclassa per importanza i precedenti due (p. 25): «alone/ di tutto ciò che è distante/ il vino, le rose, le parole parlate». Ove peraltro già s’annidava il dubbio poetico del «niente che non dice». Qui siamo al tutto (sia esso niente o qualcosa) che non dice i dettagli, perché (p. 41) «la felicità sta nel toglierli».
Suggerisco di partecipare ai reading che Luca organizza periodicamente con grande energia (mentre scrivo annuncia che tra poco sarà in Piemonte): ho presenziato a quello del 14 scorso presso La Cité, quando alla lettura si affiancavano la proiezione delle belle foto nel libro nonché musica e sonorizzazione di Chris Yan.
Converrete con Luca che le note e le “presentazioni” critiche servono a ben poco; e, con me, che l’Autore, come scrive sempre a p. 41, è visibilmente felice.
[la scheda del libro presso l’editore]
[il sito di Luca con tutti i dettagli]