Come inavvertitamente posati
in un angolo e poi dimenticati
oggetti d’affezione
una sera donati
per pegni d’amore
incontestati… Anche così
si vince la vita
buffa parata che non chiede venia
e s’offre compunta a tradirti
mentre la stringi per l’ultima volta
(da Oblivion, pag.42)
Scoccàti da un pensiero di mangrovia,
oggetti d’affezione
marciti in qualche teca
propagginàti in polvere
sverniciàti dal tempo –
distanti ma avvitàti
al palmo spalancato nell’estremo
scatto del sé verso amori vietàti,
proibiti preterìti –
retroeiaculazioni,
funebri vestizioni.
Cuore infante, vuoi dirti
nel varcare il nefasto:
soggetto ad infezione, verso il cuore
ghermito seppellito
malignamente eternamente incedi
e la vita ti sciama invitta a lato.
[inedito 2010, letto ieri]
Caro Roberto, la tua poesia sempre intrigante, si è rivelata particolare e profonda in questo lavoro. Un plauso alla tua ricerca su un testo dal quale hai tratto una nuova lettura.
Bene! Liliana